Le costanti della vita

Cos’è una costante?
Nel linguaggio scientifico è una quantità o una grandezza invariabile; qualcosa che non muta, aldilà del tempo e dello spazio, un elemento indipendente da ogni altro parametro o entità, un caposaldo, un punto di riferimento per ogni altro tipo di calcolo o teorizzazione (la costante di Pitagora, la costante di Avogadro, la costante di Planck, l’elenco è lungo).

La nostra quotidianità è fatta di costanti: modi di pensare e di comportarci, che sono diventati parte di noi, del nostro “carattere”, delle nostre relazioni, della nostra identità individuale, familiare o comunitaria. Le costanti sono importanti perché ci consentono di avere dei punti di appoggio sull’ignoto, degli appigli saldi per procedere nella scalata della montagna. Spesso le utilizziamo, altre volte non ci accorgiamo nemmeno della loro presenza: loro “sono“, “esistono“, fanno parte del quotidiano e ci consentono di andare avanti.
Le costanti della vita spesso le chiamiamo verità, valori, convinzioni, abitudini, oppure vizi o automatismi, e senza di esse ci pare spesso non sia possibile vivere: come si può vivere senza la passione? Come si può immaginare di votare quella persona? Come posso credere che le colleghe mi ascoltino? Come farò a superare la giornata senza sigarette? Come si può vivere senza Nutella? Tutte certezze che si manifestano in frasi quali: “Per ottenere risultati devi metterci l’anima”, “si fa in questo modo“, “sono sempre stata timida“, “lui non capisce, perché è un impulsivo“, “non possiamo vederci tutti assieme, lei si sentirebbe sotto processo”.

Come si può capire, ciascuno di noi ha le proprie costanti: le reputiamo immutabili e giuste, e anche se “razionalmente” possiamo ammettere a noi stessi che non siano assolute, il più delle volte facciamo fatica a crederlo. Sono e saranno, esistono ed esisteranno, così come ora per sempre. Tanto che spesso facciamo in modo che si mantengano, ad ogni costo, perché siamo convinti a tal punto della loro immutabile necessità, da non essere in grado di abbandonarle, di metterle in discussione, scordando, o fingendo di non sapere, che in realtà i pensieri e i comportamenti non sono delle costanti. Non sono come il numero di Avogadro o il sole che sorge ogni mattina. Sono, al contrario, mutevoli e noi possiamo incidere attivamente per mutarli. Anzi, dobbiamo farlo! Quasi fosse un imperativo, nel momento in cui ci rendiamo conto di essere infelici, dobbiamo agire poiché la nostra infelicità di quel momento è legata anche alle costanti di quel momento. Non possiamo modificare lo stato delle cose se non costruiamo in noi il coraggio di modificare le costanti che mantengono la nostra quotidianità uguale a se stessa, istante dopo istante, anno dopo anno.

Per farlo, ci dobbiamo impegnare ogni giorno nell’osservazione di noi stessi: come ci comportiamo, come reagiamo alle cose, in che modo giudichiamo noi stessi e gli altri, quali opinioni non siamo disposti a modificare, quali cose riteniamo essere state sempre uguali a se stesse. Una volta accesa questa “telecamera” di osservazione su noi stessi, dobbiamo rischiare un po’, ovvero provare a introdurre qualche piccolo cambiamento: un capo di abbigliamento distante dal nostro stile, una risposta insolita a quel solito collega, una procedura eccentrica per cucinare quella pietanza, un modo diverso di descrivere nostro figlio o noi stessi. Partite dalle piccole cose, quelle più semplici, poi provate anche con ciò che ritenete “realmente” immutabile, come un vostro tratto caratteristico di personalità. Provateci come fosse un esercizio, una sfida con voi stessi: un processo lento, ma piano piano ciò che di positivo si potrà generare nella vostra mente, di fianco alla capacità di riflettere, sarà l’abilità di flettere, andando oltre quelle rigidità personali che ci precludono il cambiamento.

NB: ricordiamoci, comunque, che abbiamo sempre bisogno di appigli per salire in cima, cerchiamo solo di fare in modo che siano funzionali alla salita.

Daniele Baron Toaldo

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