Costruire routine di valore

Volendo dare una definizione, possiamo dire che le routine sono dei modelli di azione prestabiliti, che si sviluppano come risposta alle necessità di gestione della complessità della vita.

Le routine, in tal senso, sono quindi degli stratagemmi, più o meno originali, che ci consentono di mettere ordine e semplificare la nostra quotidianità, personale e delle persone con cui ci relazioniamo frequentemente. Ogni routine è caratterizzata da ripetitività e rigidità e, il più delle volte, si genera spontaneamente, nel senso che non l’abbiamo pianificata, ma semplicemente nasce nella interazione con coloro che ci accompagnano nella giornata (familiari, colleghi, amici, ecc.), oppure nascono nel tentativo, altrettanto spontaneo, di orientarci e trarre il meglio dalla gestione di tutte le cose che dobbiamo o vogliamo fare.

Quindi, le routine possono essere:

  • Personali o collettive
    Buona parte delle routine sono collettive, ovvero sono schemi comportamentali di gruppo che condividiamo con un numero ristretto di persone, che si sono generate attraverso interazioni ripetute e che, dopo un accomodamento progressivo, si sono strutturate e, diciamo così, cristallizzate. In realtà, la maggior parte delle routine sono collettive e questo è il motivo per cui spesso risultano più stabili, rigide e, quindi, difficili da modificare. Questo di per sé può essere un limite, ma in determinate condizioni, come vedremo dopo, può essere di grande aiuto per limitare la procrastinazione.
  • Generate dall’interno o assimilate dall’esterno
    Man mano che cresciamo, passando dall’infanzia all’età adulta, vi è un graduale passaggio da routine che ci vengono proposte dall’esterno e assimiliamo il più delle volte passivamente, che servono alla crescita dell’individuo, come delle guide per l’apprendimento, a routine che generiamo in prima persona, senza accogliere modelli preconfezionati che derivano dall’ambiente familiare e sociale. Ovviamente, tale passaggio non comporta necessariamente l’eliminazione delle routine precedentemente acquisite: spesso, infatti, abbiamo abitudini che ci accompagnano per tutta la vita, o che riemergono nel momento in cui le condizioni di vita si ripetono, ad esempio quando creiamo a nostra  volta una famiglia.
  • Consapevoli o inconsapevoli
    La maggior parte delle routine derivano da atti spontanei di gestione di ciò che ci accade ogni giorno, rappresentando un’àncora nella vita quotidiana, che ci dà stabilità e sicurezza. Questi atti spontanei di gestione fanno parte del bagaglio di competenze di vita che abbiamo assimilato crescendo e la “naturalezza” che li contraddistingue fa si che la memoria del perché siano emersi e del come si siano strutturati in una routine si perda tra le pieghe del tempo: il risultato è che ci troviamo ogni giorno ad agire in modi ripetitivi senza sapere perché e senza nemmeno renderci conto che stiamo agendo in modo strutturato e ripetitivo: agiamo, appunto, in modo inconsapevole, seguendo come automatismi di cui abbiamo scarsa coscienza o sui quali non focalizziamo l’attenzione.
    È possibile, però, creare delle routine in modo consapevole, agendo in modo ragionato per strutturare dei modelli di azione che siano funzionali a degli obiettivi di cambiamento.
  • Finalizzate o prive di scopo
    Intendiamoci, tutte le routine hanno una funzione, o perlomeno ce l’avevano in origine: come detto, servono da guide all’apprendimento in età evolutiva, aiutano a controllare l’ansia offrendo schemi di comportamento ripetitivi, consentono di guadagnare tempo sincronizzando più persone, e molto altro. A volte però, diventano disfunzionali, ovvero non più utili alla vita attuale, come certi oggetti che continuano a occupare spazio in casa pur avendo ormai esaurito la loro funzione. In quel caso, lo scopo si smarrisce e le routine producono l’effetto anche opposto rispetto a quello per cui erano nate. Inoltre, se sono per di più inconsapevoli, possono risultare ancor più dannose, poiché divorano spazio e tempo nella vita delle persone, come certi files inutili che nel computer mangiano memoria senza che tu li veda. Sarebbe bene, quindi, che le routine fossero consapevoli (e per renderle tali a volte è necessario un professionista) e avessero una funzione attuale, in modo da essere realmente efficaci.
  • Temporizzate o illimitate
    Generalmente le routine non includono una data di scadenza: semplicemente esistono e si riproducono come se non ci fosse un domani, anche se del doman non v’è certezza e non sappiamo se allora saranno ancora utili. Alcune routine, però, possono essere a termine e, se lo sono, generalmente è perché sono legate a degli scopi chiari.

Quindi, quali sono le routine di cui abbiamo bisogno per la nostra salute e per i miglioramenti che desideriamo produrre? Ecco uno spunto per individuarle.

  1. Fai un elenco delle routine
    Come primo passo, è utile fare un elenco di tutte le routine che fanno parte della tua quotidianità privata e professionale e chiediti se siano ancora attuali e se rispondano ai criteri elencati.
  2. Verifica che le routine rispondano a questi 4 criteri
    Partendo da quanto detto, possiamo affermare che le routine più funzionali al cambiamento debbano essere consapevoli (a tutte le persone coinvolte in esse), finalizzate e temporizzate; non è necessario che siano create completamente dall’interno, ma è bene avere parte attiva nella loro generazione.
  3. Elimina o modifica le routine anacronistiche
    Se nella check list potrai dire, per ciascuna routine, di aver spuntato tutte le voci, allora la routine potrà essere mantenuta, altrimenti sarà necessario agire per modificarla o eliminarla.
  4. Fissa almeno un obiettivo
    Focalizzare l’attenzione su uno o due obiettivi che desideri raggiungere nel medio periodo (all’incirca sei mesi) e immagina almeno una nuova routine che possa essere funzionale a quegli obiettivi.
  5. Genera dei vincoli
    Immagina un vincolo temporaneo che si tramuti in una sorta di obbligo utile a mantenersi saldi nell’intenzione (spesso, infatti, le nuove buone abitudini svaniscono perché non sono ben strutturate). Buoni vincoli sono quelli di natura sociale (faccio la cosa con qualcuno o dichiaro a molte persone la mia nuova routine), oppure di natura economica (per eseguire la routine ho sostenuto dei costi). Alla base dell’efficacia di questi vincoli ci sono due fenomeni psicologici: la prima tipologia si basa sulla leva persuasiva dell’impegno e della coerenza (una delle sei leve persuasive individuate in ambito comunicativo), mentre la seconda tipologia di vincoli si basa sul processo cognitivo decisionale denominato euristica dei costi sommersi (ma di questi due fenomeni parleremo prossimamente in altri articoli).

Cercherò di rendere più chiaro quanto detto fin qui attraverso un esempio personale.
Avevo la necessità di lavorare su tre differenti obiettivi:
1. comunicare in modo diverso con voi;
2. migliorare il mio modo di scrivere;
3. studiare con una frequenza regolare.

Nonostante numerosi tentativi infruttuosi, tutti caratterizzati dall’adozione del “metodo della forza di volontà” (altamente inefficace), ho deciso di crearmi un vincolo, che includesse anche una piccola sfida: ideare un appuntamento quotidiano di dialogo che mi obbligasse a prepararmi adeguatamente per poterlo gestire, costringendomi, quindi, anche a studiare regolarmente e a scrivere di più. Da qui è nato il “Caffè con lo psicologo”, un appuntamento quotidiano di 15 minuti al mattino (dal 6 febbraio, dalle 8.00 alle 8.15, su Zoom), che per me non è altro che una bella routine che risponde a tutti i criteri elencati; una routine forte, poiché si sorregge anche sull’impegno con voi. Una buona sveglia per iniziare bene la giornata!

E voi, di quale nuova routine avreste bisogno?

 

Daniele Baron Toaldo

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